Un ospedale è la casa di tutti noi nei momenti in cui si realizza che la vita è il bene più prezioso. Gli spazi che ci avvolgono diventano i confini del mondo, perché la percezione dell’universo del paziente, del personale e dei famigliari è circoscritta nell’ambiente delle sensazioni immediate.
Costruire un ospedale è un’investigazione sull’influenza positiva degli spazi sugli stati d’animo dei fruitori che sono principalmente: i pazienti e i degenti, il personale e i famigliari. Dare una ragione alle scelte progettuali seguendo i passi dei fruitori e il ritmo del loro respiro ci porta a dei risultati di qualità oltre le aspettative.
Ci si avvicina alle cure con un senso di preoccupazione al quale gli spazi devono reagire sorprendendo silenziosamente e dare continui spunti di emozioni positive: trasmettere un senso di fiducia, dare un senso di bellezza e creare un immaginario positivo attraverso elementi che infondono leggerezza, trasmettere un senso di pulizia e razionalità ma non rigidezza, di efficienza e di know how tecnologico che diano fiducia nella scienza medica, e soprattutto creare ambienti che distolgono dal peso emotivo del momento e che infondono gioia, aiutare un orientamento semplice con una comunicazione nuova basata su immagini evocative della bellezza della vita, ridurre all’essenziale i percorsi e che siano lineari e semplici, sottolineare un ambiente di lavoro accogliente, propositivo e innovativo che stimoli a migliorare e la creatività del personale.
Le preoccupazioni e la sofferenza rendono stanchi. Gli spazi dell’ospedale devono primariamente aiutare a trovare l’energia necessaria per affrontare un momento delicato.
Il viaggio nel mondo delle cure inizia dall’impatto visivo che si ha all’avvicinamento dalla strada. Il primo impatto deve far emergere le aspettative positive di chi si approccia alle cure e dare energia e piacere a chi delle cure si occupa.
Il contesto ci da l’occasione per offrire un parco che arricchisce questo primo impatto con il linguaggio della natura quale minimo comun denominatore universale.
Delle oasi verdi in rilievo, piantumate con essenze che fioriscono ad intervalli continui danno un senso di accoglienza pur mantenendo la brevità dei percorsi, il loro attraversamento con una media di 20-30 passi permette di avere il tempo necessario per assimilarne gli effetti positivi. L’aggancio, ai limiti del lotto a disposizione, del nuovo corpo al volume esistente garantisce, oltre ad un orientamento ideale e delle viste libere dall’interno verso l’esterno, una illuminazione e areazione naturali così come una riduzione all’essenziale dei percorsi. La nuova presenza sfrutta il felice posizionamento dell’attuale ospedale e del palazzo Turconi per creare una corte-giardino accogliente che già dalla strada da la sensazione di essere nel mondo delle cure pur essendo in un parco. Le risalite dal parcheggio sotterraneo diventano le porte del nuovo parco. Il nuovo paesaggio verde è pensato come rappresentazione delle essenze indigene quale sintesi del dell’eredità botanica della regione. All’interno degli spazi si utilizza la rappresentazione della stessa natura attraverso la fotografia, retro stampata su supporto trasparente. Ad ogni settore o terapia verrà dedicato un fiore o un’essenza quale segno di gioia e vitalità. Pazienti, personale e famigliari seguiranno le immagini dei fiori, affiancate alle scritte che indicano le terapie, per raggiungere il reparto di destinazione, evitando enfasi a denominazioni che a volte infondono uno spirito greve.
La presenza dei colori e di misurati contrasti all’interno degli spazi aiuta ad infondere energia e la necessaria tensione per dare vitalità alle persone. Quando si è appesantiti dalla preoccupazione uno spazio che presenta un contrasto (misurato) di colori carica di energia le persone. La linearità dei percorsi viene ritmata attraverso il respiro di allargamenti che segnano gli eventi e le soste evitando un effetto di congestione. Elementi grafici lineari segnano il movimento e aiutano le persone a trovare un dinamismo interno, elementi grafici più grandi “statici” segnano le zone di sosta. La presenza costante di luce naturale riporta l’attenzione al rapporto con la natura.
Un percorso controllato mantenendo viva l’attenzione al piacere del paziente fa si che il paziente arriva d’umore favorevole all’incontro del personale di cura. La cura dello spazio aiuta lo svolgimento della vita all’interno dell’ospedale.